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\\ Home Papagnol : Storico : Impariamo il barlettano (inverti l'ordine)
Di seguito gli interventi pubblicati in questa sezione, in ordine cronologico.
 
 
Di papagnol (del 22/04/2008 @ 09:23:08, in Impariamo il barlettano, linkato 1617 volte)

Buongiorno a tutti, da oggi iniziamo il corso di lingua barlettana dedicato a quelli che hanno ancora qualche dubbio sulla pronuncia, sulla coniugazione e sulle regole di traduzione dall'italiano al barlettano.

Con l'aiuto del libro del Prof Digaeta ("Elementi di grammatica del dialetto barlettano") proviamo a fare luce sulla grammatica nostrana, provando a trovare un metodo per poter imparare il nostro dialetto. La parte bella sarà appunto quella di capire se esiste un "METODO" per insegnare il barlettano

Ovviamente non c'è miglior metodo se non esercitarsi e parlare, ma questo vale per tutte le lingue, come per il mediatore (per il quale non serve conoscere le regole, bisogna saper giocare... e avèst!"

Ovviamente mi avvarrò della collaborazione dei maestri Francìsk, Tatòre, Manu e MbaMichele che (come tutti voi) potranno contribuire ad arricchire tutte le lezioni con altri elementi, esempi e regole...

PROVIAMOCI

LEZIONE "ZERO": alcune considerazioni di storia

 Barletta ha sempre avuto 3 forme dialettali: quella del rione marinaro, quella del centro e quella del rione contadino.

Con il trascorrere degli anni in realtà le forme dei due rioni periferici si sono fuse perchè le differenze erano minime, soprattutto nella modulazione dei suoni. Quindi si può dire che fino a qualche decennio fà le forme dialettale erano due (centro e periferia), che si sono poi a loro volta piano piano fuse fino a diventare il dialetto barlettano che parliamo oggi tutti, salvo qualche eccezione nel borgo marinaro o contadino dove occasionalmente si possono sentire termini e suoni a noi strani

Un esempio su tutti è l'annosa questione del nome dialettale di BARLETTA, che i contadini e i marinai continuano ancora a chiamare Varrètt mentre ormai tutti diciamo Barlètt che era la forma dialettale del CENTRO.

ALTRI ESEMPI ESPLICATIVI? Eccoli:

  CENTRO PERIFERIA
La pompa 'a pòmb 'a pàmb
La botta 'à bbòtt 'a bbàtt
La botte 'à vòtt  'à vàtt
La corsa 'a còrs 'à càrs
sotto sòtt sàtt
diciotto d'ciòtt d'ciàtt
 la macchina 'à màch-n 'a mèch-n 
 la bilancia 'à v'lànz  'à v'lènz 
 la mamma 'a màmm  'a mèmm 
 sta (da stare) stà  stè 
 la paglia 'a pàgghij  'a pègghij 
 aspettare asp-ttà  asp-ttè 
 papà tatà  tatè 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Come si vede il vecchio dialetto del centro somiglia un pò al salinaro o al tranese, invece i suoni a noi più familiari provengono sicuramente dalle forma dialettali periferiche.

Il compito per casa di oggi è cercare, ovviamente, altri esempi di differenza tra le forme dialettali del centro e della periferia

La canzone di oggi per l'esercitazione di "LISTENING" è Sòp a SantaMarèij che parla del rione marinaro di un tempo non tanto lontano:

Sòp a Santa Marèj, u ppàn s pòrt 'ò furnàr

Sòp a Santa Marèj, l'addòr l'addòr d'ù màr

Sòp a Santa Marèì, Marèi spènn i pènn 'ò balcòn, chènd na vecchià canzòn

Na ghètt dòrm 'ò candòn, cuss iè u paièis d'Arè

 
Di papagnol (del 29/04/2008 @ 11:43:27, in Impariamo il barlettano, linkato 1642 volte)

"A"

La lettera "a" non viene quasi mai pronunciata quando è una finale (mèmm, chèrt, stràd...) mentre assume un accento grave quando l'inflessione datale è forte (in questo caso si pronuncia A e nello scrivere inseriremo l'accento sulla A per evidenziare l'accento grave)

Es: Farfalla (palàmm o palàmb), ingoiare (gniàtt), matrigna matràij)

Molto spesso invece, nella traduzione dall'italiano al barlettano, la A cambia in "E"

Es: carta (chèrt), mamma (mèmm), esatto (esètt), bilancia (v-lènz)

"E"

La "e" richiede l'uso dell'accento acuto (é) quando assume un suono stretto e chiuso (in italiano)

Es: èrv (erba), féd (fetta), pésch (pesca)

Quando invece in italiano assume un suono largo e aperto, la E barlettana diventa quello strano suono àfono a metà strada tra la "E" e la "O",... insomma la famosa sesta vocale...

per convenzione nostra interna, la scriveremo usando la "à", in realtà si dovrebbe scrivere una "e" con una specie di cappelletto

Es: bene (bbàn), grano gràn), Pasquale (Pasquàl), Pane (pàn), Sinale (s-nàl)

Il classico accento grave (è) è invece usato in tutto gli altri casi ("è" aperta) e anche quando la "è" come voce verbale al passato prossimo, assolve la funzione dell'ausiliare AVERE.

Es: Ha bevuto (è b-vòut), ha mangiato (è mangiàt), ha scritto (è scrìtt)

....ma anche dell'ausiliare ESSERE

Es: è stato (è stàt), è venuto (è v-nòut), è entrato (è trasòut)

E' usata anche "aperta" quando la "è" è a inizio parola.

Es: acqua (ècque), erba (èrv), ernia (èrnij)

"I"

La lettera "i" viene segnata con accento grave (ì) solo quando assume un suono forte, e l'accento cade proprio sulla "i"

Es: culla (navìcul),  rimanere (rumanì), fastidio (fastìdij)

In alcuni casi la "i" si "dittonghizza" in "ei" richiedendo l'accento sulla E

Es: cuscino (cuscèin), dozzina (duzzèin), sì (sèin), taschino (taschèin)

mentre in altre parole che hanno il dittongo "ie" in barlettano si trasforma in "ii" conferendo tonicità alla prima "i"

Es: portiere (purtiir), carriera (carriir), barbiere (varviir)

 "O"

La lettera "O" quando ha il suono dolce, simile al dittongo francese "eu" o alla "oe" tedesca, richiede l'uso della dièresi (i puntini sulla o che col computer non si possono scrivere)... per convenzione papagnola useremo la "ò" accentata

Es: porta (pòrt), cravatta (scòll), cappotto (cappòtt)

quando è presente nel corpo delle parole, spesso in barlettano diventa "a"

Es: folla (fàdd), gomma (gàmm), tombola (tàmb-l), tosse (tàss)

mentre in altre cambia addirittura in "ou" (che insomma... quando diciamo OU siamo proprio noi...) che distingue il plurale dal singolare dello stesso termine (o il maschile dal femminile)

Es: solo (sòul) sola (sòl)... cremone (cr-mòn), cremoni (cr-mòun)... barbone (varvòn), barboni (varvòun)

altre ancora fanno diventare la "o" una "u"con dieresi.

Es: corto (cùrt), polpo (pùlp), pozzo (pùzz), sordo (sùrd)

Infine in alcune parole, la "o" del dittongo "uo" si elimina, lasciando la sola "u" con suono aperto e prolungato

Es: buono (bun), fuoco (fuch), suocero (s-ruch)

"U"

Quando la lettera "u" assume il suono tipico della lingua francese e/o tedesca, in dialetto si pronuncia come la "u" con la dieresa (o, nota papagnola, come la "Ui" del lucco schamato..."Uiiiiiiiii")

Es: fulmine (fùlmn), gusto (gùst), lusso (lùss)

In alcune altre parole, la "u" si trasforma invece in "ou" conferendo la nota tonicità della nostra "ò" (del lucco "Ouuuuu"

Es: lupo (lòup), pertugio (p-rtòus), starnuto (starnòut), cornuto (ch-rnòut)

FINE DELLA LEZIONE

compiti per casa: trovare altre regole da applicare ai suoni vocali ed altri esempi che invece confermano le regole di composizione esposte nella lezione

LISTENING: il listening di oggi è dedicato ai vocaboli, dove si fà molto uso delle vocali, la canzone da ascoltare come esercitazione (ricordando il maggior numero di parole) è: "A Zèit ch'a llìpp" (disponibile su RADIO PAPAGNOL o come testo a questo LINK)

Alla prossima lezione (lezione 2) che sarà dedicata ai suoni "consonanti"

 
Di papagnol (del 10/05/2008 @ 09:21:03, in Impariamo il barlettano, linkato 1621 volte)

che bello che è il "BARLETTANO"....

certe volte basta APRIRE o CHIUDERE una vocale... ed escono 2 parole completamente diverse....

NON CI CREDETE?

Provate a dire in BARLETTANO i nomi di questi 2 oggetti....

BUON WEEKEND

 

 
Di papagnol (del 24/06/2008 @ 09:27:33, in Impariamo il barlettano, linkato 1815 volte)

lezione numero N del barlettano-italiano parlato senza studiato (come dire "stanno tutti i letti senza fatti")...

Forse non tutti sanno che, il barlettano usa spesso locuzioni che noi definiremo "addoppio" (addàppij) per indicare in maniera più marcata il concetto appena espresso, ovvero il ripetere due volte una parola o una frase per dire che è "DI PIU'".

Questa (diciamo) regola si spiega decisamente meglio con gli esempi (decalogo essenziale):

  1. Come si cammina in sicurezza per strada? Sopra Sopra... (il marciapiede)
  2. Dove si lasciano ricordi e pezzi di sè? Strada Strada
  3. Dove si butta il petulante testimone di Geova? Scale Scale
  4. Come cammina colui che ha paura? Muro Muro
  5. Come si guarda più nel profondo? Dentro Dentro (Jìnd Jìnd)
  6. Come dovremmo camminare secondo i suggerimenti della mamma? Sotto Sotto
  7. Dove si trova l'ultimo piatto della pila, quello in fondo? Sotto Sotto
  8. Come si definisce un dormiglione all'inpiedi? Un Dormi Dormi (nu Dùrm Dùrm)
  9. Cosa accade in caso di terremoto? Il fuscia fuscia... (u fuscia-fòusc)
  10. Come si definisce in barlettano il sesto senso? RineRine (Es: stu fètt m'u sndàv rèin rèin)
  11. Chi è disordinata lascia le cose CASA CASA
  12. Senza ragione, all'improvviso: A BUONO A BUONO
  13. Cosa fatta in anticipo che può tornare comoda: BUONO BUONO CE LA TROVIAMO FATTA
  14. Ti sei intromesso, oppure la fai facile: SEI ARRIVATO CACCHIO CACCHIO
  15. Minaccia contadina al bimbo discolo: TI FACCIO CORRERE VIGNA VIGNA
  16. Minaccia generica al bimbo discolo: TI FACCIO SANGUE SANGUE (SèNGH SèNGH)
  17. Minaccia di mamma al bimbo discolo: TI FACCIO CORRERE CASA CASA
  18. Stato successivo a grossa mangiata: MI SONO FATTO TONDO TONDO
  19. Aver mescolato concetti, frasi, situazioni: ABBIAMO FATTO UN MISCKA MISCKA
  20. Spasimare per una persona, seguirla: ANDARE INGULO INGULO (o DIETRO DIETRO)
  21. Uno dopo l'altro, in successione.... ARRINGH ARRINGH
  22. Concetto di PALPCID: il raddoppio dei sostantivi (muro muro, sengh sengh) è tipicamente barlettano, contrariamente agli aggettivi (tunn tunn, bun bun) che danno maggior carica fonica al concetto ma che si usa anche in italiano (STABBENE A PALPICELLA)

Riguardo le frasi ripetute-ribaditive è semplicissimo: basta legare le due frasi con un semplice "CHE" ed ecco che il nostro concetto viene ribadito con forza (da cui appunto la frase RIBADITIVA che la grammatica italiana ha dimenticato tra le sue regole)

E ORA: VEDETE SE SCRIVETE ALTRI ESEMPI...(PAUSA) CHE VEDETE SE SCRIVETE ALTRI ESEMPI

24 GIUGNO: Auguri al nostro "Giuènn" e a tutti i Giuènn che ci seguono

e anche ai papagnoli che sono 14 anni che.....

 
Di papagnol (del 25/07/2008 @ 10:29:58, in Impariamo il barlettano, linkato 1623 volte)

da Milano vi "imbariamo" il barlettano

La lezione di barlettano di oggi è presentata da Raffaele, uno degli amici freschi freschi del nostro sito...

Raffaele è un altro emigrato (ma mooolto prima di me) ed è un altro elargitore di sane chicche barlettane. In questo weekend vi lasciamo studiare su appunti gentilmente inviati da Raffaele, a voi!

Così si presenta:  ho scoperto il Vostro sito da un paio di settimane e credetemi mi sento abbuisciuto (per lavorare e quindi vivere sono emigrato a Milano da 34 anni. Non sputo nel piatto dove mangio ma quando vado a Barletta per far visita ai miei parenti, nell'andar via ancora oggi m'auend nghenn

CUTIRUZZO: (parte corporea comprendente osso sacro), si usa spesso quando fa male (c'm dòl u ch'trùzz)

BALL (mnè scitt a pest ca... sta bollendo l'acqua)

FRCA' (c'na frnisc te dè nu....un fracco di mazzate")

DA MCHLEIN NU MEZZ DI RICHIA A NEUR (da Michelino un mazzo di origano a 1 ?)

ANGOR CHEMB: ( sinonimo del proverbio chi non muore si rivede) quando si incontra un amico dopo moltissimo tempo e di cui non si era avuta alcun notizia

m meis ù pap sop a rouc (il rimedio di un danno ha dato un risultato peggiore del danno stesso)

CITT CITT MEZ A CHIEZZ (narrare un fatto ad una persona di fiducia, la quale invece si rivela una che parla troppo)

SENALE (snòl) grembiule

UAGNONE (ragazzo, giovanotto)

RUCILARE**** (rotolare)............... citazione DOC, bravo da Papagnol

CITOLATA (acetilene- sostanza solida tipo carbone la cui solubilità in acqua produce gas) la usavano di notte i pescatori

MUSIDDARE (sembr musdden veij - spizzicare- mangiare qualcosa in continuazione)

SALVAGGIUNA (cattivo odore di selvatico) di persona che ha litigato con acqua e sapone.........citazione DOC, bravo da Papagnol

CICINO (cìcn) piccolo otre con in terracotta ad un bracciolo con un piccolo foro su di un lato per poter bere (usato da chi lavorara in posti privi di acqua potabile

SFISCIUNA ( a sfscioun- di sfuggita)

SPARAMINBETTO (dialettale spèr-mbitt) persona impettita ed altera

TAGGHIOLA (trappola per topi)

ammuccare (in punto di cadere o cadere dal sonno)

PUPIZZI (cantilena: sentalgriz sentalgriz a n'o'tt d'natl mangiom i pupizz) salutoni dopo 34 anni a Milano sto "Abbuisciando"

ARRUPIZZATO (ricucito)anche di persona cjhe ha subito diverse lesioni (ste bun arrupzzt)

POLUCCIO (M'STE A V'NI) SONNOLENZA, ABBIOCCO SALUTONI

SIVONE (sinonimo di persona rozza e dai modi scortesi)

VAVONE dicesi di persona rozza e culturalmente arretrata

RUMASCIARE termine prettamente contadino- estrarre le cipolle da sottoterra

IMBUSIMATO (inamidato, teso)

NANNORA (nonna ma molto avanti con gli anni)dicesi di donna che seppur giovane ragiona da persona molto anziana

AFFALUGNATO (vecchio, raggrinzito)

LECCAMORVO che si lecca il mocio con la lingua(adolescente che si crede adulto ma che ragiona ancora da bambino)

Virrocco (cavalletta), da non confondere con vroccolo (torsolo)

 
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